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Se stai leggendo questo articolo, è probabile che anche tu ti stia ponendo la Grande Domanda: come funziona l’algoritmo di Facebook, e in che modo posso mostrare agli utenti i miei contenuti prima di quelli delle altre aziende?

Eh si, ci siamo passati tutti!

Pubblichiamo post, condividiamo articoli di magazine autorevoli, news di settore, grafiche curatissime e accattivanti… Ma i follower non aumentano. Le visite al nostro sito e alla nostra pagina sono drammaticamente stabili.

Perché succede questo?

Prima di rispondere, proviamo noi stessi a porci un paio di domande: cosa condividiamo più volentieri su un social? Su quale tipo di contenuti ci soffermiamo?

via GIPHY

Esatto.

Video, gif, animazioni, e… Ancora video.

E per quale motivo Facebook, (che, ricordiamo, si mantiene in vita solo grazie al fatto che agli utenti piace ciò che vi trovano) dovrebbe privilegiare contenuti che i suoi utenti dimostrano di non apprezzare?

Ecco perché gli ultimissimi aggiornamenti dell’algoritmo di Facebook sono tutti orientati a fare in modo che vengano valorizzate le aziende che utilizzano i video nella loro strategia marketing, a discapito di quelle che non lo fanno… Soprattutto se sono video social-oriented!

Ma andiamo con ordine.

Facebook: un’entità volubile

A Facebook piace molto cambiare le carte in tavola. Lo fa spesso, con il risultato di complicare non poco la vita di chi fa marketing sui social. Soltanto dal 21 aprile ad oggi ci sono stati ben 6 aggiornamenti dell’algoritmo, che hanno mutato (a volte radicalmente) modalità/frequenza/ordine di “apparizione” dei contenuti agli utenti.

La maggior parte di questi aggiornamenti tende a ridurre i contenuti “trappola”: bufale e casi eclatanti di click-baiting.

Avrete certamente notato una drastica riduzione nel vostro News Feed (e per fotuna, aggiungiamo noi) di titoli sensazionalistici e invasivi quali: “CLAMOROSO!1!!: UN GRUPPO DI UNIVERSITARI CILENI HA SCOPERTO IL RIMEDIO DEFINITIVO PER NON PERDERE MAI PIU’ NEMMENO UN CAPELLO!”, o anche: “L’A.D. DEL MILAN ANNUNCIA: DONNARUMMA SE NE ANDRA’ DA MILANO”.

Sempre la stessa storia: il lettore che decide incautamente di proseguire nella lettura dell’articolo scopre poi che il giovane portiere del Milan ha semplicemente programmato un viaggio fuori città in compagnia della fidanzata…

Nell’ultimo mese però i gestori di pagine aziendali hanno rilevato un drastico calo delle visualizzazione dei contenuti: post che facevano tranquillamente 2000 visualizzazioni e fino a 6000 con 5 euro di sponsorizzazione, adesso fanno a fatica ad arrivare a 200 (o a 1000 con 5 euro).

Nessun giornale ancora ne parla, ma indagando nei gruppi di settore è emerso che Facebook ne ha combinata una delle sue: ha modificato l’algoritmo, per ridurre la visibilità dei contenuti pubblicati dalle pagine aziendali.

E indovinate un po’? Solo i video la spuntano nella “battaglia per l’engagement”, registrando il doppio di interazione rispetto a qualsiasi altro contenuto.

Per avere ulteriore conferma di ciò, vi basterà digitare “video content marketing stats” su Google… I numeri che troverete sono impressionanti.

Ecco un piccolo esempio. Fonte: drivemediahouse.com

Un  video per domarli tutti…

Ma basta chiacchiere e andiamo al sodo.

Dando per assodato che il video sarà il contenuto su cui puntare da adesso in poi, la domanda essenziale è una sola: quali sono i requisiti che un video deve possedere per essere “gradito” a Facebook? Ovvero, come fa un video ad acquisire quel super-potere che ognuno di noi vorrebbe conferire ai propri contenuti?

Insomma: come si fa a rendere un video “virale”?

In base alla nostra lunga esperienza nel settore dell’audiovisivo abbiamo cercato di dare una risposta, riassumibile in 4 punti.

 

1. Amatoriale? Ma anche no!

Può darsi che un video diventi virale pur essendo realizzato con uno smartphone, inquadrature traballanti e immagini sgranate.

Può succedere, ma se ci fate caso sono molto più numerosi quelli girati con videocamere o strumenti professionali e sottoposti ad accurato processo di montaggio e revisione.

Da notare che in questo caso non viene mostrato null’altro se non il prodotto (e una persona che lo utilizza). Eppure, grazie all’utilizzo di movimenti di camera, all’abbinamento con una musica particolarmente adatta e a raffinate tecniche di post-produzione, sembra di assistere alla sequenza di un film che mostra l’apparizione di una divinità (o al compimento di un miracolo).

 

2. La moda passa, lo stile resta.

Vero. Ma se un video ha “stile” e fa anche tendenza, tanto meglio!

È più facile che un video diventi virale se cavalca l’onda di un trend: un avvenimento di attualità, un evento del passato rimasto impresso nella memoria collettiva, un cliché che tutti conoscono.

Questo si può ottenere sia a livello narrativo (facendo riferimento a un evento memorabile o a una tendenza del momento), sia a livello stilistico (utilizzando tecniche filmiche che riprendono quelle utilizzate nell’attuale cinematografia)

Date un’occhiata a questo video, realizzato da una agenzia pubblicitaria canadese: unisce con sapienza ed ironia il celeberrimo trend dei video dei gattini ad un’impostazione stilistica che ricalca quella dei documentari d’autore, con finte interviste ai componenti dell’azienda e musiche suggestive di sottofondo… Geniale!

“There’s one agency with the courage to chang everything”

 

3. Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare

Per diventare virale un video deve far suscitare delle emozioni all’utente.

Manifestare, grazie alla forza del connubio tra immagini e suoni, il desiderio di scoperta di un turista, la sensazione olfattiva e gustativa della preparazione di un piatto, l’apertura verso l’immensità dell’oceano o di foreste inesplorate, il sollievo di essere accolti in un ambiente confortevole…

È questa tipologia di video che innesca il processo che genera poi la viralità:

  • attirare l’attenzione
  • mantenerla
  • instaurare un bisogno di condivisione

… Senza dimenticare che se il video è emotivamente coinvolgente e fa leva su valori forti, lo spettatore sarà naturalmente portato a identificare quel particolare valore o sentimento con l’azienda che ha prodotto il video.

Non c’è nulla che sia in grado di toccare nel profondo l’animo di un uomo  più del rapporto con i propri genitori.

 

4. All’inizio ci fu l’hashtag…

Poi venne il trend-topic. Infine sopraggiunsero lo storytelling e l’engagement.

Oggi? È giunta l’epoca del social-oriented!

Per realizzare contenuti che abbiano un orientamento social è davvero inutile scervellarsi: è Facebook stesso, con le News Feed Values,  a dirci a che cosa dare importanza.

Citando Facebook:

  • “La sezione notizie deve fornire informazioni”. Sappiamo quindi che è più probabile diventare virali con un video informativo, che aumenta la conoscenza dell’utente su uno specifico argomento.
  • “La sezione notizie deve essere divertente”. Sappiamo quindi che è più probabile diventare virali con un video divertente, che intrattenga l’utente.
  • “La forza della nostra comunità sta nella comunicazione autentica”. Sappiamo quindi che è più probabile diventare virali con un video che trasmetta sensazioni autentiche, l’essenza della nostra azienda, piuttosto che contenuti “ingessati” o istituzionali.

Bene, e con questo abbiamo detto tutto. Diteci nei commenti che cosa ne pensate, e non dimenticate di dare un’occhiata ai nostri video e di seguirci sulla nostra pagina Facebook!